Non è semplice parlare delle cose che ci spaventano.
Non lo è mai.

Quando l’Italia ha iniziato questo lungo percorso, ci siamo chiesti che fine avrebbero fatto le professioni come la mia, legate all’arte, alla creatività, ai beni “NON” di primo consumo.
Ci stiamo abituando ad una vita diversa, con dei ritmi più lenti e che sicuramente non ci saremo mai aspettati sino a qualche settimana fa.
Sono passati 11 giorni di quarantena e sembra una vita. A volte mi chiedo come sarà ritornare alla vita “normale”. Ma cos’è, in fondo, la normalità?
La mia normalità era andare in Lab, tirare fuori i miei progetti e rinchiudermi dentro i miei 29mq dimenticandomi di tutto. Dimenticandomi del mondo al di fuori della mia porta. Questo è decisamente cambiato. Sono 8 giorni che non riesco più a creare. Sono 8 giorni che, più mi sforzo di dare sfogo alla mia immaginazione e meno ci riesco.
Ecco perchè, allora, mi sto dedicando a tutt’altro; alle mie lezioni dell’Accademia da preparare per i miei studenti che continuano ad assaporare una parvenza di realtà in una situazione che sembra davvero irreale e da film post apocalittico; mi dedico alla cucina, che riattiva quel poco di colore in un mondo di grigio. Ho iniziato a condividere più pensieri e parole, io che di norma sono abbastanza associale.


Ho iniziato a videochiamare mio nipote e mia sorella, perchè non voglio perdermi neanche un istante della sua crescita.
Ho ripreso in mano un libro, godendomi quel tempo che prima non riuscivo a dedicarmi, riscoperto la scrittura e il piacere di mettere nero su bianco i mille pensieri che mi girano in testa.
Vedete, quando progetto un capo di abbigliamento, esprimo le mie sensazioni, le mie gioie e le mie ansie.

E le esprimo tutte li.


Escono con i loro colori, con le loro forme ed esplicitano il mio stato d’animo. Ora aspetto di capire quale sia il mio stato d’animo, ragion per la quale non riesco a tradurre i miei sentimenti in abiti. Sicuramente le parole escono prima in questo momento. In un momento che le persone hanno bisogno di sentirsi vicine in un mondo che deve stare a distanza, le parole aiutano a sentirci meno soli e scoraggiati.
Arriveranno di nuovo i momenti nei quali usciranno fiori, colori e linee.
Per ora vi posso solo dire che siamo tutti, più o meno, nella stessa situazione e che proprio questo, poi, ci aiuterà a ripartire più carichi di prima.
Fate cose che prima non riuscivate a fare. Dedicatevi del tempo. Riscoprite il piacere delle piccole cose.
E se ne avete bisogno e se vi va, chiedete aiuto. Parlate. Confrontatevi e non chiudetevi in voi stessi.
Vi abbraccio,

Ale

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